Gabriele Monzali

Gabriele Monzali

5 trend del digital HR management per il 2019

È ormai cosa nota come il mondo delle risorse umane, negli ultimi anni, stia attraversando un cambiamento di proporzioni enormi. Nell’era “digital” le strategie con cui viene gestita l’acquisizione di nuovi talenti, una delle principali responsabilità del reparto HR, stanno ad esempio mutando notevolmente. Se prima fattori come l’esperienza e i titoli di studio erano considerati decisivi, oggi sempre più Responsabili HR guardano maggiormente alle skills e all’atteggiamento del candidato. Se prima assumere significava riempire un vuoto, oggi le società più intraprendenti creano addirittura dei nuovi ruoli pur di accaparrarsi i migliori talenti.

Si tratta solo di un esempio di come il mondo HR si stia trasformando radicalmente, una trasformazione che nel 2019 vedrà emergere questi 5 trend:

Cresce l’importanza delle skills

Secondo Applied Educational Systems, ci sono almeno tre categorie di skill che ciascun dipendente dovrebbe preoccuparsi di sviluppare in un mondo ormai saturato dalla tecnologia:

  • Learning skills
  • Literacy skills
  • Life skills

Per il fondatore di Soqqle Daniel Shen, queste skills rappresentano “i tre pilastri del 21esimo secolo”. Come si rinforzano questi pilastri? “Bisogna stimolare i dipendenti ad accettare che l’apprendimento è un’esperienza che dura per tutta la vita e non un’attività una tantum”. Solo sviluppando queste skill i dipendenti saranno in grado di adattarsi efficacemente alla digitalizzazione del luogo di lavoro. Per questo è fondamentale mostrar loro come questo aspetto sia assolutamente decisivo per raggiungere gli obiettivi strategici dell’azienda.

È l’alba dei remote workers

Il remote working è una realtà sempre più diffusa. In un sondaggio del Global Leadership Summit di Londra è emerso che il 34% dei leader aziendali interpellati ritiene che più del 50% dei propri dipendenti a tempo pieno lavorerà da remoto entro il 2020.

Inoltre, un quarto di loro prevede che più del 75% della popolazione aziendale non lavorerà più nel tradizionale spazio dell’ufficio nel giro dei prossimi 12 mesi.

Una comunicazione efficace è fondamentale per team che collaborano da remoto. Nate Masterson, HR Manager di Maple Holistics, sostiene che la tecnologia può ridurre le distanze tra luogo di lavoro e casa e questo è un aspetto fondamentale, poiché chi lavora da remoto deve assolutamente sentirsi supportato come chi lavora in ufficio. Per chi lavora da remoto, infatti, è facile sentirsi isolato. Pertanto, i leader HR devono essere in grado di riconoscere cosa può far sentire un team davvero tale, nonostante i membri che lo compongono lavorino in luoghi diversi.

Becky Throckmorton, HR Coordinator di Hanapin Marketing, crede che il segreto per la crescita di un’azienda sia riuscire a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. Con il remote working, infatti, sarà sempre più probabile che i dipendenti lavorino più ore, spendano gran parte delle loro giornate confinati alle loro scrivanie e abbiano poche opportunità di interazione. Per questa ragione è opportuno proteggere i dipendenti dal rischio di burnout attraverso una comunicazione efficace che preveda un confronto costante con i supervisori attraverso videoconferenze, piattaforme di comunicazione o semplicemente coinvolgendoli periodicamente in attività all’interno dell’ufficio.

In un mondo automatizzato le soft skills diventano protagoniste

Le automazioni robotiche potrebbero occupare fino a 800 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Isan de Jesus (QLC Chief Happiness Officer) vede il futuro del lavoro dominato dal machine learning e dall’intelligenza artificiale. De Jesus indica le soft skill come il vero valore aggiunto dei lavoratori “umani”. Nel mondo del business, “la collaborazione, il design thinking, la strategia, la creatività, l’adattabilità e il networking” sono destinate a diventare “più importanti che mai.”

Alex Robinson, HR Manager di Team Building Hero, mette al primo posto tra le sue priorità per il 2019 quella di aiutare il suo team a “sviluppare e costruire le proprie skill come persone”.

“Vogliamo investire affinché i nostri dipendenti possano sviluppare la loro intelligenza emotiva, la loro abilità di risolvere i conflitti e di parlare in pubblico” dice Robinson. “Nonostante si tratti di skills utilizzate principalmente nelle relazioni vis-a-vis, è evidente che si rivelano fondamentali per avere successo anche per una forza lavoro “digital”. Ad esempio: mantenere buoni rapporti tra membri di un team che si incontrano soltanto in video call è molto importante e un modo per riuscire a ottenere questo risultato è puntare sulle skill comunicative”.

I dipendenti oggi hanno bisogno di una formazione professionale più efficace

Quando la tecnologia sul posto di lavoro diventa più smart, anche le soluzioni formative per i dipendenti devono diventarlo.

Secondo Katy Caselli di Building Giants, la maggior parte delle organizzazioni stanno aggiornando le loro politiche per diventare più “digital”. Allo stesso tempo, Caselli sostiene che in molte aziende si fallisce nel dare priorità a “programmi di training strutturato per addestrare i dipendenti all’utilizzo dei tool”.

Le iniziative digitali sono efficaci soltanto nella misura in cui una formazione adeguata abbia reso i dipendenti in grado di sfruttare al meglio le nuove tecnologie. Se non si tiene in considerazione questo aspetto, i dipendenti si ritrovano a vivere il cambiamento con difficoltà, facendo resistenza e vivendo con negatività i progetti, con conseguenti ritardi rispetto alle scadenze. Senza un’appropriata formazione, i dipendenti imparano sbagliando, facendo danni e perdendo clienti

Per sviluppare le metodologie di formazione in un contesto in così rapida evoluzione, l’ideale è dare agli impiegati delle soluzioni di contextual learning.  Questi tool, attraverso degli algoritmi, predicono le necessità degli utenti e li guidano direttamente a schermo esattamente nel momento in cui hanno bisogno.

Assumere un Digital Adoption Manager

Quando si tratta di utilizzare dei software non si può prescindere dal tenere in considerazione “il fattore umano”. E pensare di assumere una persona che si occupi nello specifico della tecnologia e in particolare di proteggere la qualità dei dati può essere un’ottima idea.

Beth Zoller, di XpertHR, sostiene che il data analytics è diventato ormai un tool irrinunciabile per i professionisti HR. Si possono usare i dati per analizzare ogni fase del rapporto con il dipendente:” dal recruiting e l’assunzione, alla valutazione delle performance fino all’uscita dall’azienda”.

Bisogna inoltre tenere sempre in considerazione il rischio di un cyber attacco che possa mettere a repentaglio l’integrità dei dati aziendali.

“Nel caso di una falla nella sicurezza, deve esserci qualcuno incaricato di capire quali informazioni sono compromesse, di chi è la responsabilità e come rimediare per fare in modo che non accada più”.

La scelta di questa figura dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità per il 2019: le aziende avranno sempre più bisogno di un Digital Adoption Manager nel prossimo futuro per assicurarsi che le nuove tecnologie vengano implementate con successo, usate al massimo del loro potenziale e che tutti i dati dell’azienda siano protetti. Serve un leader che sia esperto del mondo digitale ma anche in grado di comprendere le persone e i loro bisogni.

Il futuro è già qui

Il ruolo del professionista HR nel futuro mondo del lavoro sarà sempre più importante ma anche più complesso: uno dei compiti fondamentali sarà quello di rendere “più umana” l’esperienza digital dei dipendenti. In più, con le tecnologie che cambiano tanto rapidamente quanto i tool di gestione necessari a gestire l’impresa, chi si occupa di risorse umane deve assicurarsi che si resti al passo.

Non rimanere indietro rispetto ai trend emergenti del digital HR management è un fattore chiave per il successo dell’organizzazione.

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