Una job interview è un momento di convenevoli, bugie bianche e grande tensione, e non solo dal lato dei candidati. Per un recruiter la scelta dei futuri membri del team è un momento tanto delicato quanto lo è per un potenziale neoassunto: dovrai confrontare decine di profili simili e, con precisione geometrica, individuare la persona giusta- ammesso che si presenti al colloquio o che non sia stata già contattata da altri recruiter.
Assomiglia molto a uno speed date, ma con una posta in gioco più alta di un paio di appuntamenti.
Un colloquio di lavoro come si fa? Come in ogni mestiere che abbia contatto col pubblico, non esiste una e una sola risposta esatta. Tuttavia, esistono alcune regole auree che i professionisti nel recruitment (o gli aspiranti tali) dovrebbero sempre tenere a mente. Scopriamoli insieme!
Presentazioni prima di tutto!
Nella vita quotidiana affideresti mai qualcosa di molto delicato e personale a una persona senza presentarti prima e senza conoscerla? La stessa cosa vale con una posizione lavorativa. Iniziare i colloqui con una breve presentazione dell’azienda è un must. Non c’è bisogno di parlare molto- col rischio di annoiare e non essere ascoltati- bastano un paio di minuti in cui si includono, nella presentazione, i seguenti elementi:
- Il proprio nome, cognome e posizione,
- Nome dell’azienda e sede,
- I servizi offerti,
- Brevi cenni alla storia dell’azienda,
- Breve spiegazione della job offer
Sì al libero discorso, no ai cliché!
Ok, hai il curriculum, ora che domande prepari? Comportati come se stessi facendo una conversazione informale e ripeti le stesse domande che faresti ad un amico sulle esperienze che ti incuriosiscono di più. Le domande sulle esperienze passate dovrebbero riguardare soprattutto il mansionario e le competenze apprese. Spesso però si rischia di cadere nel luogo comune quando si parla delle competenze apprese. Quando la conversazione cade nel banale, fai domande più mirate al fine di inquadrare meglio il profilo del dipendente.
Tutto ciò che è scritto va dimostrato.
Il leitmotiv di alcuni recruiter è “tutto ciò che è a curriculum è falso fino a prova contraria” – non temere di mettere un po’ in difficoltà l’interlocutore. Le soft skill sono di solito le parti del cv che i candidati- soprattutto quelli inesperti- sottovalutano di più, riempiendo la sezione con luoghi comuni e bugie bianche. Tutti sanno lavorare in gruppo, hanno la predisposizione a lavorare col pubblico e sotto stress, ad esempio. La possibilità verificare la veridicità di queste informazioni fa la differenza tra un cv valido e un cv scritto poco accuratamente. Anche qui, le domande mirate più gettonate sono “in che occasione hai dimostrato questa capacità? Quale situazione ti ha fatto sviluppare questo lato di te?”.
Il recruiter è un muro di mattoni fino al responso finale
È inevitabile sviluppare un controtransfert nei confronti del candidato a prescindere dalla sua affinità con la posizione che si ricerca. Bisogna però non lasciar trasparire nessuna simpatia o antipatia per il candidato finché l’esito del colloquio non sia comunicato: questo sia per evitare di creare false speranze, sia per evitare che un candidato scartato o assunto attribuisca il risultato alle impressioni personali. Spesso, soprattutto durante i primi colloqui, è inevitabile che ci si lasci scappare qualche impressione personale, anche in maniera indiretta. Attenzione a non farne, nemmeno in maniera indiretta.
Stai cercando nuovi candidati?
La tua azienda ha aperto una campagna di recruiting? Ricevete nuovi cv? State facendo colloqui? Sapevi che con HR Tools puoi rendere questo processo più scorrevole grazie alla completa digitalizzazione dei processi di recruiting? Basta aggiungere un nostro embedded al sito della tua azienda e il sistema capterà e smisterà tutte le candidature per te. Tu dovrai solo fare le interviste e selezionare il candidato adeguato. Richiedi una demo del modulo Recruiting!