“In un mondo in cui tutto è connesso, tutto conta”. Ho sempre ritenuto questa affermazione di Bruce Mau molto centrata per descrivere i legami tra persone, aziende e territorio. Sono sempre più convinto della sua validità, deve però essere ragionata includendo i cambiamenti che la situazione attuale sta apportando.
Ci occupiamo da 28 anni di persone e di organizzazioni, e di come queste portino valore le une alle altre. La nostra attenzione è sempre stata sulle relazioni. Il nostro apporto alle organizzazioni consiste nel dare valore all’interdipendenza, alla cultura del team, accompagnando la scoperta degli stili di collaborazione, leadership e gestione. Concetti e valori che devono essere oggi guardati da nuove prospettive.
Ve ne propongo tre:
1 – Le organizzazioni nel territorio
Ho assistito negli ultimi 10 anni alla creazione di sistemi territoriali a traino di alcune aziende lungimiranti che si sono spese per creare sul loro territorio un insieme di condizioni per rendere sostenibile il vantaggio competitivo che derivava da saperi e professionalità sviluppate durante la loro storia imprenditoriale.
Ho visto la creazione di competence center, di centri di formazione in cui istituzioni e aziende hanno collaborato per creare le professionalità che servono alla crescita delle aziende e alla piena occupabilità.
In queste reti territoriali la visione forte è che “per essere competitiva un’azienda deve contribuire a rendere competitivo il proprio territorio”.
Questa Vision non si limita a sviluppare il sistema di formazione e di Education, ma è incentrato anche sulla costruzione di un tessuto di servizi e connessioni che consente alle persone che trovano lavoro nel sistema produttivo di trasferirsi e di vivere bene in quel territorio.
Come sarà la sfida nei prossimi 20 anni? Cosa è il territorio? Siamo sicuri che il territorio in cui ci formeremo e lavoreremo sarà lo stesso in cui vivremo? Oggi si può vivere in Emilia e lavorare, ad esempio, a Milano, spostandosi grazie all’alta velocità. Ma se il nostro ufficio diventa casa, potremo lavorare (o studiare) in qualsiasi parte d’Italia o di Europa, senza spostarci.
E se si arriverà a questo disaccoppiamento del territorio che frequentiamo a quello in cui abitiamo, quali saranno i nuovi “territori” delle nostre aziende? Come si giocherà il concetto di attrattività? Quale sarà il nuovo patto tra territori e aziende?
2 – Le persone nelle organizzazioni
Nel tempo dello smart working stiamo riscoprendo il valore dei rapporti interpersonali che si agivano naturalmente durante i caffè, le pause pranzo o gli spostamenti con i colleghi. Lo smart working ha abbattuto tantissimo i tempi “morti” dentro le organizzazioni, che in realtà abbiamo scoperto essere tempi indispensabili per creare il collante delle relazioni.
Ho osservato molte volte come persone “competenti” sono riconosciute all’interno dell’organizzazione nel momento in cui riescono a trasferire ad altri il loro sapere e la loro esperienza; nel momento in cui sanno aprirsi per giocare un ruolo di primo piano all’interno di un network di relazioni il loro valore circola, si accresce, si rinnova, diventa patrimonio comune.
È come se le competenze e le conoscenze delle persone fossero equiparabili a delle “merci” che viaggiano sulla rete stradale delle relazioni. Se le strade diventano impervie, le merci restano ferme e si accumulano, svalutandosi.
Quale sarà il tessuto organizzativo necessario per tessere questa tela di relazioni, che va oltre alla gerarchia, su cui far viaggiare competenze, fiducia, scambio, idee e ingaggio, cioè far crescere la conoscenza nelle organizzazioni?
Porto un esempio, un mio carissimo amico medico, che esercita a Barcellona, è diventato come molti medico Covid-19 in questo periodo.
In un periodo di grande incertezza, di fronte a problemi che non erano nella sua pratica quotidiana, ha trovato risposte nella propria rete di professionale, costruita durante gli studi e i seminari e congressi di aggiornamento. Lui ha attivato tutti i suoi contatti di colleghi che lavorano in Italia, e così, le pratiche e le esperienze dei trattamenti utilizzati a Reggio Emilia, Modena, Mantova e Pavia sono arrivate a Barcellona. E viceversa. Tramite WhatsApp.
3 – Tra le persone, la comunità e il territorio
Avreste mai pensato di desiderare uno spazio all’aperto, un giardino? O di lavorare con vostra moglie?
Quali saranno gli effetti del distanziamento sociale sui nostri spazi di vita? E sulle relazioni? Non credo che quello che stiamo vivendo in questo momento sia qualcosa che possa definirsi la nuova realtà, ma sicuramente alcune delle nostre abitudini cambieranno.
Da piccolo passavo le estati in una casa in collina, le discussioni estive erano sul rifacimento della statale che la collegava con la città e il lavoro, perché il sogno dei miei genitori era di poter fare i pendolari durante la pausa delle scuole, e per farlo il tempo di percorrenza doveva essere accettabile.
In questo frangente stiamo imparando che si potrebbe vivere bene in paesi anche distanti, aree che oggi si sono svuotate di persone e quindi di servizi educativi, sociali, sanitari e di connessioni infrastrutturali e digitali.
Dovremmo ripensare alla comunità, come oggetto di una nuova costruzione sociale in cui si mettano in comune i servizi, le relazioni nel controllo del distanziamento; una prossimità di comunità autosufficiente più distanziata dalle altre seppur interconnessa.
In questo modo miglioreremo la pressione sui grandi centri urbani, la rivitalizzazione di quelle che oggi sono chiamate “aree interne”, la sostenibilità ambientale, le relazioni familiari.
Abbiamo davanti un nuovo corso della storia, che ci chiama a trovare una ripresa economica che ci vede tutti protagonisti e corresponsabili: cittadini, imprese, enti locali e volontariato.
Forse ci accorgeremo che ci conviene portare la nostra attività e la nostra produzione in piccoli villaggi in cui possiamo costruire un benessere diffuso che tiene conto della vita lavorativa, familiare, politica e sociale verso una visione di sostenibilità orientata al futuro.
Il momento è adesso, non tornerà.